Far piangere un neonato per dormire è una delle raccomandazioni più diffuse. Si tratta di un consiglio che si basa sulla convinzione che il piccolo debba abituarsi ad addormentarsi da solo e senza consolazione. Questa raccomandazione è in realtà profondamente sbagliata e affonda le sue radici in una cultura ormai superata, per cui il neonato è un essere capriccioso e che deve essere addestrato sin da subito all’indipendenza. Naturalmente, chi mi conosce sa perfettamente che io non promuovo in nessun modo questo approccio. Al contrario, le mie consulenze mirano ad offrire una serie di strategie dolci. Solo in questo modo è possibile creare un rapporto positivo con il sonno sin dai primi mesi, ma senza traumi. Queste indicazioni non includono assolutamente far piangere il bambino. Ora ti spiego perché.
Far piangere un neonato per dormire: perché è sbagliato?
Lasciare che un neonato pianga e si disperi è un gesto molto pericoloso, che ha sul piccolo una serie di conseguenze negative.
Stress e adrenalina
Quando il bambino piange sta comunicando un disagio o un bisogno. Di fronte a questa situazione il genitore può reagire in due modi: accogliere il bisogno del bambino oppure negarlo. Nel primo caso, il piccolo sarà ascoltato, preso in braccio, eventualmente cullato o allattato. Il genitore sarà in sintonia con il piccolo e il bambino si calmerà molto più in fretta. In altre parole si svilupperà una forma di fiducia nel genitore. Nel secondo caso, invece, il genitore si limiterà a ignorare il pianto, creando una situazione di forte stress nel piccolo.
In queste condizioni il bambino produce ormoni come cortisolo e adrenalina, che aumentano ulteriormente il suo nervosismo, rendendo sempre più difficile l’addormentamento. Questo atteggiamento danneggia la connessione con mamma e papà. Non solo, un livello di cortisolo costantemente elevato avrà effetti negativi sulla crescita e sullo sviluppo del cervello. Il bambino sarà portato a piangere più facilmente e non si fiderà dei genitori.
Traumi e insicurezze
Non solo, negare il proprio conforto al neonato equivale a trasmettere un messaggio ben preciso: “sei solo e non c’è nessuno che possa aiutarti”. Questo messaggio viene recepito e assimilato e può creare nel bambino dei veri e propri traumi. Negli anni tutto questo potrebbe tradursi in ansia, insicurezza e bassa autostima.
Qualcuno potrebbe dire che tutto questo è esagerato e che, magari, dopo qualche giorno di pianto, i bambini si abitueranno e dormiranno bene tutta la notte. Non fatevi ingannare. In realtà, il piccolo semplicemente smette di chiedere aiuto. Capisce di essere solo e non richiederà più il supporto dei genitori. Dall’esterno noi saremo convinti che il metodo abbia funzionato. Non è proprio così. Questo approccio lascia infatti delle ferite interiori, apparentemente non visibili, e che invece si rifletteranno nei comportamenti del bambino durante il giorno e negli anni a venire.
Far piangere un neonato: esiste un’alternativa?
E allora, se qualcuno ti sta dicendo di adottare questo metodo, il mio consiglio è non ascoltarlo. I neonati non fanno capricci, ma piangono solo per esprimere dei bisogni. Uno di questi è quello di connessione con il proprio genitore. Spesso, quindi, si tratta solo di capirli e accoglierli dolcemente. Questo non significa che nostro figlio non si addormenterà mai di solo, né che cresceremo un bambino estremamente dipendente da noi. Al contrario, accogliere il pianto di un neonato è il primo passo per costruire una relazione sana con il piccolo. Se ascoltiamo i bisogni di nostro figlio non lo renderemo dipendente da noi.
Viceversa, sarà semplicemente un ragazzo/una ragazza in grado di affrontare la vita con forza e sicurezza. Numerosi studi dimostrano che un approccio di questo tipo favorisce l’indipendenza e una maggiore fiducia in se stessi e negli altri. Insomma, un’alternativa c’è ed è quella di non far piangere tuo figlio. Non solo, esistono una serie di metodi e guide utili per migliorare il riposo del neonato e ridurre il numero di risvegli notturni. Vuoi scoprirli? Allora richiedimi subito una consulenza gratuita di 15 minuti! Ti indirizzerò verso il percorso migliore e più adatto per il tuo bambino.