Hai mai sentito parlare dello sleep training? Se ti stai chiedendo cos’è, allora sei nel posto giusto. Si tratta di un metodo utilizzato da molti consulenti o tate del sonno per favorire l’addormentamento del bambino e, soprattutto, evitarne i risvegli notturni. In realtà, si tratta di una pratica molto controversa che, soprattutto nel lungo periodo, può avere effetti negativi sullo sviluppo del bambino. Questa tecnica può includere diverse strategie, ma tutte hanno l’obiettivo di abituare il bambino a non richiedere l’aiuto del genitore nel processo di addormentamento. In alcuni casi, quindi, si suggerisce di lasciare piangere il piccolo. Questo può avvenire sia in presenza del genitore che in stanza da solo, per intervalli di tempo graduali. In ogni caso, anche se il genitore è presente, la pratica richiede proprio che il bisogno del piccolo non venga accolto.
In altre parole, il bambino deve imparare ad auto-consolarsi. Apparentemente potrebbe sembrare una buona idea, ma in realtà ci sono diversi studi che affermano l’esatto opposto. Vediamo insieme perché.
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Sleep training cos’è: cosa dicono gli studi?
Partiamo proprio dai meccanismi che mette in moto questo metodo. A questo proposito, come ci ricorda la neuroscienziata Dr. Greer Kirshenbaum, specializzata nello sviluppo infantile, il cervello di un neonato è altamente sensibile allo stress e alla co-regolazione. Quando un neonato piange, il suo corpo rilascia alti livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Se le sue richieste vengono accolte con conforto e reattività da parte del genitore, lo stress si riduce. Il bambino impara quindi che il suo mondo è sicuro e che può contare sui suoi genitori per il supporto. Al contrario, se il genitore lascia piangere il bambino senza offrire conforto o fornendo una risposta minima, il suo stress tende ad aumentare. Non solo, l’altra caratteristica tipica dello sleep training riguarda la gradualità con cui viene praticato questo “allenamento”.
Il ripetersi di questi episodi altamente stressanti per il piccolo innesca una serie di reazione a livello celebrale. In altre parole, il cervello si adatta sopprimendo l’espressione emotiva. Si tratta di un meccanismo di sopravvivenza che maschera il disagio ma non lo risolve. Questo processo, spesso scambiato per imparare ad auto-consolarsi, insegna invece al bambino che i suoi bisogni potrebbero non essere soddisfatti. Questo metodo va quindi a inficiare la sua capacità di fidarsi dei caregiver e regolare le emozioni in futuro.
L’impatto sul legame genitore-figlio
L’attaccamento sicuro si forma infatti quando i genitori rispondono costantemente ai bisogni del bambino con calore e attenzione. Quando un bambino viene ripetutamente lasciato solo a piangere, le basi di questo attaccamento possono essere compromesse. D’altra parte, i neonati sono biologicamente programmati per cercare conforto dai loro caregiver. Di conseguenza, ignorare le loro richieste può creare un senso di insicurezza e disturbare il naturale processo di legame.
Sleep training cos’è: effetti sullo sviluppo emotivo e neurologico
Non solo, i primi anni di vita sono un periodo critico per lo sviluppo cerebrale. Il sistema nervoso dei neonati è modellato dalle loro esperienze. Di conseguenza, quando i genitori forniscono conforto, il cervello costruisce percorsi che supportano l’auto-regolazione e il legame sociale. Quando invece il disagio viene ignorato, il cervello si adatta a uno stato di stress elevato. In questo caso i bambini saranno più inclini a ansia, ipervigilanza o ritiro emotivo.
Sleep training cos’è: alternative rispettose del bambino
Insomma è evidente che una pratica di questo tipo, per quanto risolutiva, possa nascondere non poche problematiche per il futuro del piccolo. Io, come consulente olistica del sonno, promuovo da sempre metodi dolci e senza traumi. Questi percorsi sono studiati su misura delle esigenze e abitudini famigliari. In particolare, offro consulenze 1 a 1 e corsi online, adatti a genitori di neonati e bambini che stanno sperimentando difficoltà con il sonno, risvegli frequenti e ansia da separazione. I percorsi on demand, in particolare, sono suddivisi per fasce d’età. Potrai quindi scegliere fra “Piccoli Sogni”, corso adatto a genitori di bambini da 0 a 4 mesi, oppure optare per “Dormire bene, vivere sereni”. Questo corso è rivolto a bambini da 5 mesi ai due anni, una fase molto particolare in cui spesso si va incontro a regressioni del sonno.
Infine, per i bambini dai due anni in su, ho ideato “Sognando in grande”, un percorso rivolto a genitori di bimbi che non vogliono dormire da soli, impiegano molto tempo ad addormentarsi o vogliono dormire nel lettone. E se desideri semplicemente conoscermi meglio, puoi chiedermi una chiamata gratuita di 15 minuti. Sarò felice di aiutarti!